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Sonetto 037 - S'appena avean gli spirti intera vita;
#1
S'appena avean gli spirti intera vita;
  Quando il mio cor prescrisse ogn’ altro oggetto,
  E sol m’ apparve il bel celeste aspetto,
  Della cui luce io fui sempre nodrita.

Qual dura legge ha poi l’ alma sbandita
  Dal grato albergo, anzi divin ricetto?
  La scorta, il lume, e ’l giorno l’ è interdetto;
  Ond’ or cammina in cieco error smarrita.

Soli Natura, e ’l Ciel con pari voglia
  Ne legò insieme; Ahi quale invido ardire,
  Quale inimica forza ne disciolse?

Se ’l viver suo nodrì mia frale spoglia,
  Per lui nacqui, era sua, per se mi tolse;
  Nella sua morte ancor dovea morire.
Der Anspruch ihn auszudrücken, schärft auch den Eindruck.
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